Tweet


COMPAGNIE DELLE INDIE ORIENTALI
Grandi compagnie di navigazione privilegiate (spesso in forma di società di capitali) detentrici, nei confronti dei propri connazionali, dell'esclusivo diritto di navigazione e commercio al di là del Capo, sulla base di patenti concesse dalle autorità nazionali. Vennero fondate all'inizio del Seicento per contrastare il monopolio dei traffici con l'Oriente detenuto dai portoghesi in seguito all'apertura della rotta del capo di Buona speranza (1498) con cui essi avevano aperto una via marittima diretta tra l'Europa e l'Asia. La prima fu la britannica East India Company, fondata nel 1600, seguita, nel 1602, dalla Compagnia olandese delle Indie orientali. A esse si affiancarono la compagnia fondata in Francia (1664) e altre minori, tra cui la compagnia danese, quella svedese e quella prussiana. Ruolo del tutto marginale ebbero le compagnie di Anversa, di Trieste e di Livorno. Poiché nessuna delle merci prodotte in Europa poteva essere venduta con profitto sui pur ricchi e attivissimi mercati asiatici (le lanerie europee, per esempio, che le navi britanniche esportavano in Asia per tacitare in parlamento i propri produttori, venivano cedute a mercanti asiatici solo in dumping, ovvero fortemente sottocosto), l'unico possibile mezzo di scambio era l'argento (in parte anche l'oro), che veniva così massicciamente prelevato dai "tesori" provenienti dall'America e trasferito in Asia. Alternativa al trasporto di grandi quantità d'argento, osteggiate dalle correnti mercantilistiche, fu il commercio interasiatico, il cosiddetto country trade, con i cui profitti venivano acquistate merci in Asia e trasferite in seguito in Europa. Dalla fine del Settecento la East India Company fece del traffico (clandestino) dell'oppio, prodotto in India e ceduto ai contrabbandieri britannici per la Cina, il perno del country trade britannico in Asia, utilizzando i proventi per l'acquisto di tè, porcellane, sete e cotonate. Nel XVI secolo le merci esportate dall'Asia verso l'Europa furono in prevalenza di lusso (spezie, gioielli, pietre preziose, seterie); in seguito ci si orientò verso merci di maggior consumo, in prevalenza tessili. Le compagnie, consapevoli della forza militare terrestre delle grandi nazioni asiatiche continentali, si limitarono, sino alla metà del Settecento, a piccole conquiste territoriali in zone marginali (Molucche, isole della Sonda, Filippine) o in aree politicamente molto frammentate (Giava), distribuendo le proprie scarse risorse in modo assai estensivo su piccole basi o stabilimenti commerciali (in inglese factory) poco abitati e a volte nemmeno fortificati, oppure, come nel caso dei britannici a Canton o degli olandesi a Nagasaki, costituendo fondaci nelle zone loro concesse in affitto. Dalla metà del Settecento fu la East India Company britannica ad assumere un ruolo di sempre maggior forza in Asia, con le sue conquiste territoriali in Bengala e con l'emarginazione progressiva dei vari concorrenti europei. Entro la metà del secolo successivo, dopo avere ceduto quasi tutti i propri privilegi commerciali, le compagnie cessarono di esistere.

C. Zanier
Stats